Quando nel 1949 Villelmo Bartolini acquistò una conificatrice per trasformare tubi di ferro in gambe di tavoli e sedie, l’Europa era un continente distrutto dalla guerra, da ricostruire materialmente e spiritualmente. La fabbrica di aerei dove Villelmo lavorava come lattoniere, operaio addetto alla sagomatura delle carlinghe, era stata distrutta dai bombardamenti, così come gran parte della città di Foligno.
Si deve a uomini come Villelmo, pronti a rischiare tutto e sempre con uno sguardo di fiducia verso il futuro, se l’Italia e l’Europa seppero risollevarsi. Le cambiali firmate una ad una per l’acquisto della conificatrice, il cui rumore assordante penetrava dal garage dove era stata collocata in tutta la casa sovrastante, furono pagate ben prima del previsto e a quella prima macchina si aggiunse presto un impianto di cromatura, indispensabile per completare il ciclo di produzione.
Non appena raggiunta la maggiore età il più piccolo dei figli di Villelmo Bartolini, Gaudenzio, fu messo sul sedile anteriore del piccolo camion OM di terza mano a consegnare strutture metalliche di sedie, tavoli ed armadietti. Da allora Gaudenzio non si è più fermato, ha continuato a correre su e giù per l’Italia, prima nell’azienda gestita insieme al fratello Alessio, e poi per la sua “creatura”, Unitekno, fondata nel 1984. A guidarlo l’idea di sviluppare prodotti innovativi, utili, il cui design esprimesse forza e familiarità, fatti per durare e attraversare le generazioni. Tra questi, alcune vere e proprie “icone”, come il ferro da stiro “Drago” e il “Pulistiro”.